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      Questa logica luminosa mi persuase: cominciai dal non mai piú toccarmi il polso, e poi mi diedi a far di scherma, e saltar sui cavalli alla scuola di certi saltatori: insomma alla ginnastica piú disperata: e poi non mai fermarmi col pensiero né coll'attenzione sui mali che mi pareva sentire. In conclusione tutto a poco a poco sfumò, tutto piú o meno passò, e se non altro non ci badai, ed eccomi qua non lontano dai 70 anni, col cuore che ancora se la cammina col suo solito trottarello, senza darmi motivo di serie lagnanze.
      Dunque i giovani che si trovassero nel mio caso si persuadano che, anche in fatto di salute, il saper prendere tosto una risoluzione e mantenerla con fermezza è cosa buona, e vi salva da gravi conseguenze. Qual conseguenza piú terribile che d'esser ridotto al nulla da timori, dubbi e consulti continui? La salute non sarà il primo de' beni, lo concederò: ma è quel bene senza il quale rimangono inefficaci quasi tutti gli altri. Abbia dunque ogni giovane cura del suo corpo, lo rinforzi, lo addestri, se vuol essere qualche cosa a questo mondo, come chi va alla guerra ha cura d'aver sotto un buon cavallo. Lasciamo star la vita, ma un buon cavallo può alle volte salvarvi l'onore: ed un corpo sano e robusto può darvi modo di diventare un gran benefattore degli uomini e della patria vostra.
      Pur troppo io ne so qualche cosa, io che dovetti sempre lavorare come quei poveri giumenti cui si mette il basto sul guidalesco. Onde credete a me che l'ho provato.
      Intanto il caldo non finiva, e risolvemmo Romegas ed io d'andare a Sorrento dove relativamente doveva far fresco. Si partí su una di quelle grandi barche senza coperta, con una vela latina alta come un palazzo, ed un fiocco ad una specie di bompresso, le quali fanno il servizio de' paesi del golfo.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Romegas Sorrento