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      - Il marinaro che la teneva, fissi gli occhi al comando, lasciava correre la corda; e la barca che ogni tanto imbarcava mare a sotto vento, si rialzava e sempre via avanti coll'istessa furia. Le donne pregavano e gridavano tutte insieme come un coro ad ogni abbattuta del legno, ed io molto mi pentivo di non aver messo nel bussolo del Priatorio piú che un misero grano.
      Dovendo scegliere, credo che finirei col prendere la risoluzione del duca di Chiarenza, piuttosto che quella, verbigrazia, del padre di Teseo, il quale preferí alla Malvasia l'acqua salsa. Perciò non vidi con molto dispiacere, dopo tre ore, la vela venirsi facendo a poco a poco meno tesa, la barca procedere piú ritta, e prendere quell'andatura che in un cavallo si direbbe il portante. Alla fine dopo una ventina di miglia ci trovammo in bonaccia, i marinai calarono la maestra, armarono i remi; e cosí si venne finalmente alla marina grande di Sorrento, ove la nostra barca si fermò solcando l'arena del lido.
      Devo far le mie scuse al lettore d'aver impiegate tante parole per descrivere un fatto cosí triviale come la traversata del Golfo da Napoli con un potente fresco: ma non si scordi ch'io fui pure un po' artista, ch'io amo la natura, gli alberi, i cieli, le acque; che le amo come s'amano buoni amici che v'abbiano accompagnato in un lungo viaggio, né mai v'abbiano cagionato un dispiacere, ma resi invece mille servigi, e date mille ore di felicità. Se talvolta destandosi nella mia mente vive immagini di quadri veri, che vi restarono addormentate per 40 o 50 anni, non posso resistere al piacere di ridipingermele con freschi colori, onde rivederle di nuovo quali furono allora, sarà una colpa, ma non riesco ad astenermene.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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