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      Com'è possibile introdurre simili favole, in iscritti destinati a tramandare a' posteri, per quanto è possibile, la memoria esatta e veritiera dei fatti accaduti?"
      Verissimo. Ma se me lo permettono, dirò loro l'uso al quale servono simili favole. Servono a farci conoscere quali fossero gli uomini, le loro idee, i loro costumi, le loro virtú, i loro vizi, le tendenze in certe date epoche, delle quali non sappiam altro se non quello che la dignità della storia ha permesso dire; e che consiste nell'averci presentate le gesta di Imperatori ed Imperatrici, di Re e Regine, di Papi e Principi e gran signori, ai quali gli storici fanno attraversare la scena in veste e corona trionfale, senza degnarsi di informarci dei modi di vivere e di sentire de' loro contemporanei sottoposti, dello stato, in una parola, dell'umanità. Tanto che siamo ridotti soventi volte a trasecolare a fronte di vicende storiche, di vittorie, di sconfitte, d'esaltazioni o di rovine inesplicabili; delle quali il movente e la ragione si troverebbe appunto in quelle regioni sociali che la dignità della storia credette troppo inferiori al suo grado. La storia per un pezzo fu la storia de' grandi; è tempo che diventi la storia di tutti: e tale è in parte lo scopo del movimento storico moderno.
      Ma non ho finito co' miei fattarelli. Ve n'è un ultimo, e dipinge i tempi, che proprio pare d'esservi. Vinti i Longobardi, la storia dignitosa ci dice che Desiderio si ritirò e morí nell'isola del lago d'Orta (?): che Adalgiso, imbarcatosi a Pisa, si rifugiò alla corte di Costantinopoli.
      Ecco invece che cosa narra la rozza cronaca. Carlo Magno, tenendo corte in Pavia, sedeva a mensa con i suoi fedeli, e da quanto pare, con chi si fosse cacciato avanti ed avesse trovato luogo.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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