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      Ed a questo proposito dirò, che anche senza parlare di quelle società dalle quali escono gli assassinii, e, si dice da molti, anche certi furti colossali, io non vorrei in Italia neppure le Logge massoniche. Non ch'io intendessi chiuderle o proibirle, se ne avessi la potestà, ma vorrei che da sé si chiudessero, almeno per cinquant'anni. Sono il primo a riconoscere che non v'è nulla di piú innocuo del Grand'Oriente, del Re Iram, del Principe Cadoc, del grembiulino e del martellino, ecc. So benissimo che la Perfetta Luce, ossia il gran segreto, non è poi cosa tanto spaventevole, come si dice da alcuni: so altresí che in molti paesi da quest'associazione si ricava parecchi vantaggi sociali (quantunque quell'affettazione nel mettere sempre avanti la beneficenza come scopo dell'istituzione, mi puzzi discretamente del Paolotto) ma in Italia, signori miei, nel paese classico delle sette, delle dissimulazioni politiche, dove tutto degenera in combriccola, in consorteria, in lavoro a sottomani, lasciateci un po' respirare, e portate il vostro Grande Oriente, o piú all'oriente o piú all'occidente, se volete, ma non mettete in tentazione di diventare settari, poiché con tutte le vostre beneficenze, coi vostri mutui appoggi, i vostri ospedali, tutte cose per sé eccellenti, non potete impedire che sul nostro suolo incancrenito, la vostra società umanitaria non diventi una bell'e buona setta o società segreta politica; colle sue simulazioni, esclusioni, persecuzioni pretine; co' suoi intrighi, le sue mene per dar impiego all'uno, per toglierlo all'altro, per dirigere e comandare, lusingando o spaventando dalle tenebre: sostituendosi in una parola all'azione leale, chiara e pubblica dei poteri politici e della società: nella quale cosí la natura settaria, invece di correggersi, persiste e diventa piú trista, non avendo oramai né scusa, né pretesto veruno.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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