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      Un povero artista che fino al dí precedente aveva sempre creduto di esporre un bel lavoro, imparava da confidenze misteriose di amici intimi, che il suo lavoro era un deciso fiasco! Pallido in volto, muto, si metteva a girar pe' crocchi de' visitatori di Brera, a raccogliere ciò che si diceva di lui. Non poteva formarsi un concetto chiaro; non mangiava, non dormiva; e quasi pensava ad un suicidio. Quand'ecco, legge invece su per le Riviste che il suo quadro ha piaciuto assai, anzi apprende che un mecenate gliel'ha comperato!
      (*) In qualche pasta consimile ho dovuto aver anch'io una volta le mani. Non mi rammentavo affatto piú quest'aneddoto: ma trovo nelle mie carte un documento che me ne fa risovvenire.
      (*) Francesco Hayez (è quasi inutile ch'io lo dica) è uno de' grandi artisti di questo secolo: l'eleganza e purezza del suo disegno, il gusto squisito della sua maniera di concepire e di eseguire, e la felicità colla quale sormonta le piú gravi difficoltà dell'arte, fanno dell'Hayez un vero caposcuola. Ebbene, bisogna che anche all'Hayez sia toccato uno di quei tali inconvenienti pregiudiziali, come appare dal seguente documento, di cui trovo, fra le mie carte la copia di mio pugno. Eccola:
      (*) "Il genere di pittura nel quale m'affatico non essendo quello cui appartiene il quadro del signor Hayez, e convinto, com'io sono, quanto sia arduo il dar giudizio ponderato delle cose che non si trattano, non potrei consentire di presentare sotto un tal titolo la mia opinione. Tuttavia, essendone richiesto, debbo dichiarare esser verissimo che io ho detto con molte persone e coll'istesso signor Hayez, che il suddetto quadro mi pareva, come difatti mi pare, uno de' suoi migliori.
      Questa mia opinione, vera o falsa ch'ella sia, è fondata sul parermi che il soggetto del quadro è ottimamente espresso, potendo lo spettatore a prima vista conoscere qual sia l'azione che si è voluta rappresentare: che l'apparente disordine della composizione dipinge al vivo l'agitazione che, secondo gli storici, regnava in cotali adunanze: che l'espressione del volto e dell'intera figura del protagonista Piero è mirabilmente immaginosa, e trovata con rara felicità: che ne' vari gruppi è una meravigliosa varietà d'episodi, trattati con ingenua e commovente verità: che in tutto il quadro si trova, come in ogni altro del signor Hayez, un tal gusto di pennello e disegno, una tanta bellezza e novità nelle mosse, che non si saprebbe immaginar di meglio: che alfine la difficoltà di mostrar distinte tante figure, malgrado i molti scorci, e la varietà colla quale le loro membra s'intrecciano a vicenda soprapponendosi l'une alle altre, è stata vinta coll'aiuto ora del chiaroscuro, ora della tinta locale, ora del disegno, e vinta in modo che a me è parsa cosa mirabile.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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