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      Aggiungeva poi: - In Romagna tutte le persone di giudizio sono stanche delle sette, delle congiure della Carboneria, della Giovine Italia, e si sono convinte che tutto ciò non serve se non a mandare poveri giovani in esilio o sul patibolo."
      - O non esistono piú sette in Romagna?
      - Esistono appena fra la gente ordinaria, fra la quale anche sono quasi andate in disuso; ma non c'è uomo con due dita di cervello che non ne rida. Ora dunque molti de' piú influenti hanno immaginato, che essendo importantissimo d'antivenir pure i guai che senza dubbio avverranno alla morte di Papa Gregorio, ci vorrebbe un uomo nuovo e non logoro come loro, un uomo che ispirasse fiducia e cercasse di rannodare, dirigere e raffrenare al bisogno tante volontà, tanti desiderî, tante idee in contrasto e prive d'ogni disciplina: e quest'uomo parrebbe loro, caro signor Azeglio, che doveste esser voi.
      Io m'aspettavo cosí poco a questa nomina di generalissimo delle (piú o meno ex) società segrete dello Stato Pontificio (nomina tanto piú strana, in quanto, come è noto, non solo non avevo mai appartenuto a nessuna, ma nemmeno avevo mai incontrato chi mi trovasse abbastanza viso di cospiratore da propormi di farne parte), che non trovai altra risposta se non un:
      - Io? - pieno di grandissima meraviglia.
      - Sicuro, voi. Voi siete tenuto per galantuomo da tutti i partiti, non siete in sospetto.... - e poi seguitar con due righe di panegirico, come s'usa in simili casi; al quale anch'io, secondo l'uso, rispondevo con mezze parole, ed atti del volto equivalenti al Domine non sum dignus. Alla fine, dopo un minuto di riflessione, dicevo:
      - Ma io non sono, ne fui mai carbonaro, o calderaro, o che so io; di tutte le idee della Giovine Italia, salvo articolo indipendenza, non ne divido una: io non credo nelle congiure, nei moti come quelli che vi divertite a fare ogni tanto voi altri Romagnoli.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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