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      Dirò ora un fatto che, se ci penso bene, mi pare certissimo; ma che però in certi momenti mi lascia qualche ombra di dubbio. Mi pare che il Re mi dicesse cosí discorrendo: - Sarebbe bene ora di scrivere qualche cosa - ed io gli rispondessi: - Già ci avevo pensato, - ed era vero(29).
      Andavo ruminando un progetto che si riferiva ad un piano da eseguirsi generalmente, quanto piú si potesse, in tutta l'Italia: una specie di cospirazione al chiaro sole, senza né nascondersi, né mascherarsi, né mettersi al sicuro dai pericoli qualunque fossero, delle polizie o delle sètte.
      Ecco qual'era la mia idea. Idea anche di Balbo, e non saprei neppur dire se l'inventore ne fossi io o lui.
      L'idea in sostanza era questa.
      Rivoluzione no. Già ne ebbimo abbastanza. Guerra no, perché non abbiamo modo né forza (eravamo nel 45, badiamo). Dunque metter la questione su quel campo, ove ogni individuo una forza l'ha sempre, purché non sia un idiota, e voglia rischiar il collo: il campo della opinione e della pubblicità.
      Balbo era il piú gran cuore che io abbia conosciuto ed altrettanto uno de' piú begli ingegni. Una grande spontaneità di sentimenti e sincerità d'espressioni, senza ombra di quella circospetta riserva, di quel freddo calcolato, tanto comune fra noi Piemontesi. Nemico anch'io di tutte queste legature, ed inclinato per natura a dir pane pane e vino al vino, ci trovavamo reciprocamente simpatici. Fratelli cugini per sangue ci sentivamo sempre anche piú amici che parenti, e quando, dopo le mie lunghe assenze, ritornai piú frequente ad abitare Torino, la nostra amicizia si venne facendo sempre piú stretta. Certo era furioso di carattere, e certe volte mi faceva scene.... ma gli volevo tanto bene!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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