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      Giunti sul dorso del giogo, l'immensa pianura della Lombardia s'offre agli sguardi sotto un legger velo di nebbia, ed al pensiero piú che all'occhio lascia la cura di trovarne l'estremo orizzonte. Si vedono ai lati gli ultimi gradini dell'immenso anfiteatro delle Alpi svanire tra i vapori del piano, ed ai piedi il borgo di Avigliana, dominato dall'antico castello, ed i suoi laghi specchiare l'azzurro del cielo.
      Chiunque delle italiche storie non è affatto digiuno, si fermi, e miri, se può, senza fremito questo vasto e bel paese, esca ad un tempo e sepolcro di tante straniere generazioni, di tante diverse genti; veda col pensiero le sottoposte gole delle Alpi vomitar torrenti or di barbari seminudi, piú che di ferro, armati di bestial furore, or di schiere ordinate sotto selve di lancie, or infine d'eserciti gravi d'artiglierie, varii sol nelle fogge, simili sempre nella sete d'oro e di sangue; spinga l'occhio nel piano; veda le arsioni, le rapine, le stragi, i miseri abitanti cacciati dalle lor sedi, dati spesso dai tradimenti inermi al ferro nemico, taglieggiati, ridotti a tale da implorar quasi grazia la morte; pensi, che pur questo suolo fu cuna d'ogni arte, d'ogni scienza; che al nome suo tremava il selvaggio guerrier d'Albione, come il piú remoto monarca d'Oriente; che giunse in queste contrade felici la gloria dei figli della terra al suo lustro maggiore, ed impari, s'egli è straniero e potente, quanto mal l'uomo s'affida nella felice fortuna!
      Volti a mano manca, a poca distanza dalla Badia vedemmo gli avanzi d'un piccolo edifizio di forma esagona, con nicchie e finestre di moresca maniera: fu l'antico sepolcro de monaci.
      Di qui si può a giusta distanza abbracciare collo sguardo la vastità dell'edifizio, che a somiglianza di piú monasteri di quei barbari tempi è munito per ogni parte in modo a renderne l'accesso difficile a chiunque vi si fosse con intenzioni ostili condotto.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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