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      Il carattere generale di questo monumento di saracena architettura è una somma irregolarità, essendosi dovuto seguire gli andamenti del masso, ed una stravaganza d'esecuzione, un non so che di fantastico e d'immaginoso, per cui si direbbe opera piuttosto degli Angeli, o di qualche ignota specie d'abitatori dell'aria, che frutto dell'ardir degli uomini. Infatti la facciata principale, ove l'architetto ha disposto qualche ornamento, è d'un'altezza cosí smisurata, che a poterne godere si vorrebbe esser sospesi in aria lungi almen venti volte lo stretto piano che è fra essa e lo scosceso del monte: né può adesso lo spettatore altrimenti tutta abbracciarla che col pensiero, dopo averla da vari punti partitamente esaminata. Una scala esterna mezzo diruta conduce alla porta principale; ne comincia ivi un'altra, che internamente sale fino al sommo dell'edifizio. Spunta per essa in piú luoghi il sasso vivo, e sono lateralmente molti antichi sepolcri d'abati e di monaci, ornati alcuni di gotici scudi triangolari colle imprese dipinte, e qualche avanzo d'iscrizioni. In un'alta nicchia stanno quasi a guardia del passo piú cadaveri essiccati dal tempo, aggruppati intorno ad una croce, semicoperti di cenci; né si potrebbe all'orrida maestà del luogo, alla solitudine ed al silenzio, interrotto solo dal fischio del vento, dal batter dell'ali del pipistrello, o dai tardi passi dell'antico romito custode del Santuario, trovar piú spaventevole compagnia, ed al tempo stesso piú conveniente. È questa scala ripida, irregolare, sotto altissime ed antichissime volte, imbrunite dal tempo e dalle ingiurie dell'aria, di cosí mirabile effetto, che la penna ed il pennello vorrebbero invano riprodurne l'eguale.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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