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      Salimmo al campanile, dal quale si può girar dietro l'abside sotto piccolo porticato ad arco tondo, al quale affacciandosi cade l'occhio in un profondissimo abisso, che solo ha fondo sui tetti del borgo di Sant'Ambrogio. V'è spesso fra i curiosi chi per far prova di testa ferma e poco cervello, s'abbraccia ad una delle sottili colonne, e ne fa il giro per di fuori; e si racconta che, sceltane da un tale una mal ferma, andasse con essa a misurare l'altezza della montagna.
      Da questa cotanta elevazione spazia lo sguardo per tutta la valle di Susa fino al Monte Cenisio, ed alla Madonna delle Nevi situata in vetta dell'altissima Roche-Melon. Si vedono in breve spazio racchiusi la metà dei climi dell'universo: dagli eterni ghiacci dello Spitzberg, ove non nasce che poco musco, si giunge sino alle regioni, ove il grano, l'uve, i frutti d'ogni specie e la piú vivace vegetazione offrono all'agricoltore larga ricompensa di pochi sudori. Serpeggia in fondo alla valle la Dora, che si divide in piú rami, e forma isolette popolate di salci, pioppi e d'alberi d'ogni specie. Non furon chiare e tranquille tanto quest'acque il giorno, in cui l'esercito del fratello di san Luigi veniva ad empir di lagrime e di sangue la miglior parte d'Italia, e recar l'ultima rovina all'illustre Casa di Svevia. Gli avidi baroni francesi, che l'oro della contessa di Provenza aveva adunati sotto le bandiere di Carlo, divoravano di qui cogli sguardi la terra felice, che già si tenevano in pugno. Le facili conquiste de' figli di Tancredi d'Altavilla, la fama delle delizie dei climi meridionali, lo spirito cavalieresco, avido di fatti d'arme lontani ed avventurosi, faceva parer loro mill'anni ogni ora che tardassero a trovarsi alle mani: ma gli attende di là dal Faro il siciliano coltello, funesto esempio d'enorme pazienza mutata in enorme furore.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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