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      Vi sta ricamata un'impresa uguale a quella, che poc'anzi egli vide nel libro, ma ve n'è un'altra congiunta... Desiderii mal domi, illusioni svanite, amicizia tradita da chi meno il dovea, memorie infine mal cancellate piombano con mille punte sul cuore dell'infelice!
      Ma chi tutte conosce le interne, le occulte piaghe del cuore? le sana sempre la cocolla ed il cilizio? Le sana il tempo, o la morte.
      Passammo scendendo pei dormentorii degli antichi monaci: lunghe sale a vòlta, senza ornamento veruno. Le finestre hanno due sedili in fabbrica da due lati. In questi rozzi e tranquilli soggiorni per molte centinaia d'anni vissero e morirono senza lasciar di sé memoria migliaia d'uomini, che come noi ebber cuore, ebber pensieri, passioni, forse amarono, forse ebber in orrore il loro stato. In questo solitario albergo ebbe placidi sonni il perseguitato Anselmo arcivescovo di Cantorbery, mentre forse Enrico d'Inghilterra, meditandone i danni, fra dorate cortine vegliava. Spazia il pensiero in queste riflessioni; il silenzio e la solitudine le produce, e le favorisce; ed in cosí antico edifizio, pel quale la clessidra del Tempo segna forse non lontani gli estremi momenti, che in piú parti già crolla, e non è quasi se non riparo di velenosi animali, hanno il silenzio e la solitudine stanza raramente violata.
      Stavamo per uscir all'aperto, credendo aver tutto veduto: da un monaco, de' pochi venuti dalla vicina Certosa, fummo condotti ad una finestra, che s'apre sul maggiore sprofondo del dirupo. - Di qui, - ei disse, - si gettò Alda la bella. - Pregato ci narrasse il caso, cosí ei parlava.
      Sendo insorti romori tra Federigo I imperatore ed Adriano papa pei dritti d'investitura, nacque il fiero scisma, che per tant'anni fu la rovina delle italiane città, spargendo in esse il mal seme del parteggiare.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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