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      Quando gemeva nell'ansie dolorose del parto! Quando allattava il suo bambino; e vedendogli spuntar sulle labbra il primo sorriso, doveva pensare: "Tu ridi, poveretto, perché non sai quante miserie t'aspettano!". Qual pietà profonda non dovean sentire i cuori dei parenti, e per conseguenza qual amor disperato pe' loro figliuoli!
      Tale infatti fu l'amore d'Ardengo pel suo. Prima ch'egli nascesse avea desiderato per sé la libertà e fatto sforzi incredibili per ammassare un peculio sufficiente; ma non v'era giammai potuto riuscire: ed in quel tempo lo movea piú di tutto l'onore della casa d'Elio Vopisco. Ma quando gli fu nato Lanfranco da una sposa che amava d'ardente amore, e che, poco dopo, lo lasciò solo ad averne cura, non visse piú, si può dire, di propria vita, ma tutta di quella del figliuolo suo. Abbandonò affatto ogni pensiero di redimer se stesso; e quel poco tesoro che aveva potuto raggranellare per sé, lo destinò invece alla libertà di Lanfranco, sudando e lavorando per farlo crescere tanto che fosse assai. E l'incredibil sete di guadagno onde ardeva il vecchio Ardengo, sarebbe parsa turpe e vergognosa avarizia a chi non avesse saputo che era invece sete di libertà pel figliuolo.
      Il vecchio schiavo aveva una via facile di far grossi guadagni; ma era per esso oltre ogni credere dolorosa. Questa via gli era aperta, ove volesse farsi docile strumento delle soverchierie d'Azzone degli Osii, e servirlo, non solo col corpo, che, essendo suo schiavo, non avrebbe potuto far altrimenti, ma coll'ingegno che aveva acutissimo. E s'era condotto a farlo, a far ciò che egli conosceva male assoluto, parte perché era debitore ad Azzone di non aver perduto il figliuolo; ma piú per la liberalità di colui con chi, avvedutamente e con cieca ubbidienza, serviva alla massima tra le sue passioni, l'orgoglio municipale.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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