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      Ora che abbiamo ritratti i nostri interlocutori, udiamone il dialogo.
      - E non hai a sapermi dire che nuovo malanno abbia in capo la cavalcata de' grandi di Milano, che anderà a Lodi fra due giorni? Frate come sono, mi debbo pur ricordare che vi son nato, e che v'ebbi case ed armi e servi e cavalli... o, per dir meglio, ve l'ebbero i miei... che a me n'è rimasto quel che ho sulla palma della mano.
      Ed il frate la stendeva, cosí dicendo, con un tal sforzo di tendini, che ben appariva quali amari pensieri gli lavorassero dentro in quel momento.
      - Lodi non è piú Lodi, lo so... che se lo fosse, non sarebbe piú Milano... ma avrei pur caro sapere se i nostri signori lo vogliono spiantato affatto.
      Ardengo, parte perché aveva il capo a' suoi guai, e non a quelli d'altri, parte per essere di natura sua prudente, anzi diffidente e cautissimo come ogni uomo costretto a vivere in balia d'altrui, penava a lasciarsi uscir di bocca ciò che sapeva di questo viaggio. Ma siccome ora non aveva reale cagione d'usar cautela, e vi s'era attenuto per forza soltanto d'abitudine, rispose:
      - Che volete che sappia di queste cose un povero schiavo come son io? Posso dirvi i discorsi che fa la masnata di casa e de' vicini, ma già ne sapranno quanto me.
      - Bene, e che cosa si dice?
      - Si dice... si dice... chi ne dice una, chi ne dice un'altra... Si dice che voglion levar la campana grossa dalla torre di Lodi e portarla a Milano...
      Il frate diede un'occhiata di sotto ad Ardengo, che parea volesse divorarlo, come n'avesse esso colpa.
      - Si dice che, per amore o per forza, vogliano aver nelle mani i due cittadini che accusarono i Milanesi all'imperatore, quando prese la corona.
      - Albernardo Alamanno! Omobuono Maestro(47) Dio vi salvi da' vostri nemici - disse il frate, alzando gli occhi al cielo e sospirando.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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