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      Cosí rispose un tal Fardio, massario capo de' lavoranti, vecchio loquace, vispo, allegro, che in quella brigata faceva la parte detta del caratterista nella lingua de' nostri comici: per la qual cosa, appena apriva bocca, persuasi tutti di aver a ridere, ridevan prima, per avanzar tempo. Ciò non vuol, però, dire che abbia a ridere anche il lettore, né prima né poi.
      - Ma non aver paura che si pigli un mal di petto e dia in tisico, con quel paio di spalle che gli hai saputo metter insieme... Anzi, a vedere quel che n'è rimasto a te, e' pare che gli abbi dato anche le tue, perché stesse meglio.
      E tutti a ridere di questa piacevolezza; persino Ardengo, che a sentir lodare Lanfranco scordava tutti i suoi guai.
      - Ti puoi vantare d'aver un figliuolo che ha spalle e braccia e pugna che non ce la potrebbe un toro... E quel che è meglio, le sa adoprare, e adoprar bene. Già mi par di vederlo entrare con quel diavolo di cignale in collo, come fosse un capretto... e se ci riesce, sarà un gran bene pel contado; che ci rovina ogni cosa qui intorno col grifo... senza dir dello spago che mette ai cristiani.
      - Magari ce lo levasse d'addosso! - esclamarono tutti.
      - Eh, non dubitate, ce lo leverà; lasciate fare a lui. Quel lupo dell'inverno scorso, che pareva un vitello d'un anno ed avea denti come ferri di picche, non ce lo trascinò a casa per la coda, una sera? E quel nemico di Dio, quel malandrino che rubava e scannava quanti poteva agguantare, peggio che una bestia arrabbiata, non lo disarmò con un bastone, e non l'affogò a braccia? Che, dove lo prese, gli ruppe tutte le costole e ne fece un sacco d'ossa.
      - Sí, sí, son di belle forze codeste - disse frate Brisiano; - ma il fatto di Pregiovanni, quello mi piace piú di tutti.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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