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      .. beato che non gli abbian fatto peggio.
      Ma tutta questa ribalderia l'ha saputa Lanfranco tuo, e sai che ispirazione gli viene? Senza dir né uno né due, se ne va una sera alla casa ove abitavano que' bifolchi, con otto o dieci compagni. Eran tornati dal lavoro, e stavan per cenare. Entra.
      Buona notte, Lanfranco; che fai? vuoi bere? vuoi cenare?" E lui non risponde, va diritto al camino, vede que' due seduti in terra, li agguanta in petto uno per mano, e li alza di peso come due canini, e cosí, in aria com'erano dice loro: "Se voi torcete un pelo a prete Lanterio di Como, discorrerete con me dopo. E dite a Pregiovanni che, se invece di voi mandasse altri, la piglierò con lui, se egli fusse il Papa". Apre le mani e se ne va con Dio, e tutti costoro, goffi e spaventati, non ebbero coraggio d'alzare un dito.
      Ardengo, al quale durante quel racconto s'eran fatti umidi gli occhi, giunse le mani ed alzò gli sguardi al cielo, esclamando:
      - Oh figliuol mio benedetto, ben si conosce che sei di sangue romano, e non di ladroni d'oltremonti! - Poi chinata la fronte, ammutolí; ma l'interna voce del cuore gli diceva: "E un tal figliuolo, che sarebbe l'orgoglio d'un re, avrà a viver vilmente e morire schiavo? E non avrò mai a vedergli sul petto la maglia de' militi? Non avrò mai a vedergli in pugno la lancia? Chi potrebbe metterne in resta una eguale alla sua?". S'udí in quel momento al di fuori l'abbaiare furioso di un cane, e due altri che erano sotto la tavola, si lanciarono, scompigliando le gambe de' convitati, e corsero alla voce del loro compagno. Ma, dopo un momento, i latrati cessarono ad un tratto, mutandosi in un guaiolare festoso.
      - È lui senz'altro! - disse il capo de' lavoranti.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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