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      Questa calda perorazione, cosí dissimile dall'esordio, avea fatto sospender il lavoro al guardaboschi. Spaventato come un can forestiere che sia preso in mezzo da molti cani da pagliaio, avrebbe anch'esso ristretta la coda tra le gambe, se la natura non fosse stata avara all'uomo di quest'ornamento. S'accorse poi presto che la sentenza pronunciata dal frate non era presa ad literam da' suoi uomini, i quali, in burla piú che altro, ma pur con molti urtoni, lo spinsero fuor dell'uscio, mentr'egli, ripreso un po' di coraggio dal conoscere che non volean fargli male, veniva brontolando che l'abate, quando lo sapesse, li avrebbe fatti pentire ed altre cose simili.
      - Digli di pigliarla con Azzone - gli gridava dietro Fardio ridendo, - ma badi che non abbia a fargli far un volo alla mitra, che mai falcon pellegrino avrà fatto il compagno. - L'uomo, sempre brontolando e minacciando tra' denti, se n'andò accompagnato da urli e fischi e dall'abbaiar de' cani, che hanno, come molti uomini, la prudente massima di dar addosso a chi fugge e tenersi sempre co' vincitori. E quest'episodio, che avea messo di buon umore la brigata, rese piú allegra e rumorosa la fine della cena interrotta. Frate Brisiano, solo tra tutti, rimase colla fronte scura ed accigliata. La sua anima era come cert'acque, chiare sinché si lascian tranquille, ma che intorbida ogni piccol moto, facendo risalire il limo che giaceva inerte sul fondo.
      Quali fossero i suoi pensieri, può immaginarlo il lettore, v'aggiunga il sospetto d'aver forse accesa la prima favilla di qualche lunga briga e poi l'impazienza che prova talvolta l'uom dabbene d'essersi trovato impaziente piú del dovere. Cosí mal disposto, s'alzò da tavola, e seco tutti gli altri: chi ritornò al fuoco, chi uscí per attendere a' suoi uffici, chi si sdraiò per dormire, chi badava ad apparecchiar gli attrezzi pel lavoro dell'indomani.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Azzone Fardio Brisiano