Pagina (730/890)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se la fortuna non fosse ingiusta non ti mancherebbero armi, e servi che te ne forbissero! Né avresti a sudar su quel ferro logoro, raccattato Dio sa dove. Povero figlio! Vedi come ci gode d'averlo tra mano!... Che ne vuoi fare, povero disgraziato? La marra, è l'arme tua, poveretto!". E quell'interrogazione fatta mentalmente prima, la ripeteva poi ad alta voce:
      - Che vuoi far di quel ferro, Vopisco?
      - Che ne voglio fare? Niente: che volete che ne faccia? Ma l'ho trovato zappando... è un bel ferro, vedete! almeno il doppio di quelli che ci danno a noi altri per le nostre picche da villani. Chi sa che pro' cavaliere l'ebbe già in cima alla sua lancia! Voglio che torni lucente come allora e sia un buon augurio pel sangue vostro, che potrebbe ritornar chiaro al mondo come fu un tempo!
      Ardengo rispose con un triste sorriso.
      - E, poi, mi son fatta una bella lancia, e la tengo nascosta qui accanto nel querceto, e non avevo ferro da mettere, e cosí l'avrò. Che volete? Ho potuto veder di rado correr la lancia: ma pure mi par d'aver preso il garbo assai bene; e quando posso trovarmi solo colla cavalla morella che va come un razzo, vi dico io! Mi provo a punta negli alberi, e mi pare che ci prenderei la mano.
      - E quando l'avessi presa, a che ti servirebbe?
      Ed il padre e 'l figliuolo si guardaron negli occhi un momento sorridendo. Ma di qual sorriso! L'idea fissa d'ambedue, e sottintesa in tutti i loro discorsi, l'idea del peculio, s'affacciò loro ad un tempo piú viva, ed il giovane diceva:
      - Ho potuto raggranellar poco, dacché ci siam veduti. Ho preso poche volpi alla tagliola... e poi i preti ed i baroni non le vogliono, che portan altre pelli; ed i villani ne danno niente, si può dire; un denaro delle tre!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Dio Vopisco Vedi