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      Pochi sapean leggere e scrivere ed attendevano alle scienze od alle arti: gli esercizi guerreschi, le cacce, i doveri della vita pubblica, e le cure della coltivazione occupavano i grandi; il commercio ed i mestieri, i popolani.
      Venezia era l'emporio dal quale le mercanzie dell'oriente si versavano nell'Europa; e Milano, de' primi in sulla strada, abbondava di fondachi che corrispondevano colla Germania e la Francia, ove molte ragioni di commercio lombarde s'erano stabilite e, negoziando non solo di derrate, ma di denaro insieme, e prestando ad usura avean fatto grossi guadagni, con poco onore pur troppo del nome italiano(64).
      Non meno del commercio fiorivano in Milano le arti meccaniche. Gli armaioli, sin d'allora, avean nome d'essere i primi d'Europa; e le grandi spese fatte dal Comune in fortificazioni, in ponti e nelle fazioni di guerra, sono certo segno dell'industre attività di que' cittadini.
      Ma la cura de' propri interessi e l'amor del guadagno non era, come oggi, la sola o la piú potente delle passioni. Nelle botteghe, delle quali era piena ogni strada,(65) vedevi uomini coperti di rozze pelli tutti intenti a lavori, spesso vili ed abbietti, non aver nulla di servile nello sguardo e nel volto. Oltre gl'istrumenti del loro mestiere, vedevi arnesi da guerra appiccati alle pareti, e, prestando l'orecchio, udivi tra il rumore dell'incudini e delle accette, tenersi ragionamenti sulle cose della città, discutersi le paci e le guerre. E quando le trombe di bronzo del Comune chiamavano il popolo in piazza e l'invitavano ad armarsi, ognuno accorreva, senza far il conto di quanti soldi venisse cosí a scemarsi il guadagno della giornata.(66)
      A misura che Ardengo s'avvicinava alla meta del suo viaggio, che era nel centro della città, gli sembrava vedere che qualche novità v'accadesse.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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