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      Fra questi caratteri, o, piuttosto, sotto il peso d'ambedue, viveva Aldina de' Crivelli, da quattr'anni sposa d'Azzone, e che n'aveva venti all'epoca delle sue nozze.
      Se alla perfetta essenza dell'uomo si richiede che nulla egli abbia di muliebre nell'animo, nel carattere e nell'aspetto, altrettanto s'ama trovare esclusivamente nella donna l'indole, le inclinazioni e la forma del suo sesso; e nessuna al mondo fu in questo senso meglio dotata d'Aldina. D'ingegno elevato e prontissimo a concepire, di cuore che non offriva e non chiedeva se non benevolenza, placida e facile nella convivenza domestica, univa a questi pregi un'ombra, per dir cosí, di leggerezza e capriccio femminile, che, senza giungere mai ad esser molesto, l'adornava invece di una cotal grazia infantile e la rendeva la piú cara e gentil cosa del mondo. Un cipiglio, una parola un po' amara erano un vero dolore a quell'anima amorosa e serena e, per non vederne o non udirne, non v'era cosa che non avesse fatta. Non solo non era di quelle che vogliono aver sempre ragione; ma avendola anco, si dava il torto per non turbar la pace. Ad arrestare un moto di impazienza, al quale per vivacità fosse trascorsa, od a farla ravvedere da un momento di capriccio, valeva piú di tutto il pensiero che ciò potesse esser molesto agli altri; che neppur avean tempo di sentirsene offesi, compensati tosto da un sorriso, o da una amorevole parola.
      Se il volto d'Aldina non mostrava la regolar simmetria del tipo greco, era, ciò che val meglio, d'un'espressione cotanto simpatica che sempre vi si scoprivano nuove grazie, né era possibile saziarsi mai di vederlo. Era, insomma, di quelle donne che possono essere o la suprema delle felicità, o la piú funesta delle sventure a chi in loro s'incontra; e troveremo presto chi di questa verità fece dolorosa esperienza.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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