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      Lantelmo, che s'era trovato col padre a tutte le fazioni di quella guerra, umano nella vittoria quanto era ardito in battaglia, tentò quanto poteva di raffrenare la crudeltà de' Cristiani in quell'ultima strage, e gli venne fatto di salvar l'Emiro, la figliuola, e que' pochi prigioni. Mentre durava la pace, s'era in molte occasioni incontrato con costei, che splendeva di tutta la bellezza del sangue orientale, e l'avrebbe posta di leggieri in cima d'ogni suo pensiero se la diversità dei loro culti non gli avesse opposto ostacolo insuperabile. La rivedeva ora, caduta in fondo d'ogni miseria, ed alla pietà immensa che ne sentiva frammischiandosi antiche memorie, venne d'un pensiero in un altro, considerando che la fortuna non poteva offerirgli occasione migliore d'ottenere ciò che con tanto ardore avea desiderato e, potendo piú nel suo cuore l'amore per questa giovine piú che non sel pensasse forse egli medesimo, fermò risolutamente volerla salvare e far sua, a costo d'ogni sacrificio.
      Abbrevieremo il racconto de' fatti susseguenti, che accenniamo soltanto, onde sappia il lettore qual fosse frate Lantelmo, di cui avremo a dire assai in appresso.
      Per questa giovane Saracina, che trasse una notte di carcere col padre e cogli altri prigioni, abbandonò esso la patria, i genitori, lo Stato e la fede, infine, de' suoi maggiori. Per lei macchiò la sua gloria, rese infame il suo nome per tutta cristianità. Il dolore di quest'enorme caso cacciò presto sotterra la sua povera madre: il padre non varcò piú la soglia della rocca di Trapani, ove racchiuse per sempre l'ignominia del sangue suo.
      E Lantelmo, che s'era riparato in Ispagna, presso i Mori di Granata, trovò almeno in guiderdone quell'amore che egli avea desiderato e pagato a prezzo cosí tremendo?


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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