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      Ne' confidenti colloqui della veglia, avendo una sera piú del solito impressa sul volto l'interna angoscia che l'affliggeva, vi fu chi per fargli animo, prese a mostrargli di quanti doni gli fosse pur stata larga la Provvidenza, volendolo persuadere che avea materia di tenersi meglio trattato della maggior parte degli uomini. Ai quali conforti egli rispose queste sole parole: - Mi trovo solo al mondo -; parole che dai piú de' presenti non furono intese, ma risuonarono in tutta la loro dolorosa verità nel cuore d'Aldina.
      Conoscere una miseria e volerle porger conforto era una cosa istessa per quel cuore gentile: né poteva verun altro sentir pietà di Lantelmo quanto il suo, che solo d'affetto viveva. Ravvolse in animo di esser quella che versasse balsamo sulle sue ferite. L'allettò forse il vanto di farsi l'angiolo consolatore d'un tanto uomo. Comunque fosse, si colse piú sovente nel pensiero di lui e delle sue sventure; l'affetto che, per la sua prodezza e cortesia, già gli portava si accrebbe; ed ingenua ed inesperta com'era, né cadendole pur in pensiero d'aversi a nascondere, gli si mostrava ogni di piú amorevole cogli sguardi, colle parole e col farsi veder tutta attenta a procurare quanto sapesse recargli diletto; e, vedendolo talvolta rasserenarsi ad un tratto mentr'essa gli parlava (e per verità aveva di quelle voci armoniche che accostano e vibrano nel cuore), si confortava dicendo a se stessa: - Poveretto, gli sembrerà forse esser men solo -; e contenta dell'opera pietosa, sempre piú prendeva animo a proseguirla.
      Ma, senza saperlo, era crudele e non pietosa la povera Aldina. Ella aveva sempre ignorato se stessa, al punto di stimare gran ventura vi fosse stato chi ricercasse la sua mano.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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