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      .. ma lo sapete se m'era accaduto mai... È stato... è stato... perche era... perche s'aveva a far cosa da perder l'anima; e sebbene io non sia che un povero schiavo, anzi per questo... non vorrei aver a penare anche all'altro mondo...
      - Che vuoi tu dire - interrompeva Aldina con bontà, - con questa cosa da perder l'anima?
      Ed Ardengo, che, parte, temeva scoprire i segreti d'Azzone ed accusarlo, parte, dovea pur dare una scusa alla sua disubbidienza, non sapeva come uscir da quel viluppo e proseguiva:
      - No proprio da perder l'anima, ma mi pareva... forse fui troppo ardito a volermi far giudice de' comandi di chi è tanto dappiú di me...
      E non volendo dire né quali fossero questi comandi, né farsi forte del consiglio di frate Brisiano, temendo, ovunque si volgesse, guastar i fatti suoi, aggiungeva, in modo cosí sconsolato che in un vecchio par suo tanto piú riusciva compassionevole:
      - Buona signora, ma se non mi voglio scusare... ho il torto, e non è ch'io non voglia esser castigato, io... ma è per quel povero figliuolo, che son qui piangendo, come mi vedete... Sarà adirato assai sire Azzone, quando sappia!... adirato piú che non potete immaginare... e se mi togliesse quel poco che ho messo insieme... ed è la sola speranza del sangue mio, di Lanfranco... che... sapete... è vero che a noi poveretti sta male la superbia, ma ab antico non fummo sangue di schiavi...Se mi togliesse quel poco! Oh morrei disperato.
      Poi accennando al piccolo Eriperto, che correva e saltava per l'orto diceva:
      - Vi prego per quel vostro fanciullino, che a non esser anco quel gran barone che sarà un giorno, è pur sempre libero. Oh, ringraziate Iddio, che non l'avete provato aver un solo figliuolo e vederlo colla collana di schiavo!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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