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      ... Oh, perdonate ch'io parlo troppo ardito, lo conosco, ma è la gran passione!...
      Ed il povero vecchio, colle mani in sugli occhi, piangeva.
      - Via, quietati, Ardengo - diceva Aldina commossa a quelle parole, a quegli atti. - Quel che posso fare per la gente di casa, lo sai che sempre lo fo!
      Ardengo non potea parlare, ma accennava col capo ripetutamente di sí.
      - Ma, per dirtela com'è, poco t'ho inteso, e convien pure ch'io sappia in che cosa hai fatto fallo...
      - Ma se non ardisco... non posso... e poi è inutile: ponete che ho tutti i torti, che non ho scusa... e di me non prendete pensiero... Soltanto, salvatemi il peculio... salvatemi il figliuolo... e di me sia quel che Dio vuole, e sempre vi benedirò, sempre, sempre.
      Aldina e frate Lantelmo fecero ad un punto il giudizio medesimo, pensando si trattasse di qualche nuova e piú colpevole prepotenza d'Azzone, ma un cotal pudore scambievole li impedí di farsene cenno, neppure con un'occhiata.
      - Orsú, dunque, fatti animo, Ardengo - ripigliava la donna; - comunque stia la cosa, io t'aiuterò; e tu non ti lasciar vedere cosí sul primo.
      Il vecchio pure un po' confortato se n'andò; e, studiando di non farsi vedere, entrò in uno stanzone terreno, ov'era un monte di legnami, d'attrezzi ed altri impicci, e niuno quasi mai vi capitava; e, messosi presso una finestra che guardava in cortile, di dove potea vedere ed ascoltare, si diede a raccomandarsi a Dio che l'aiutasse.
      Non v'era stato un quarto d'ora, quando udí verso strada il suono di molte voci d'uomini, che, parlando alto e ridendo tra loro, a mano a mano s'accostavano; e, un momento dopo, entrò nel cortile Azzone in mezzo a Gualla Crivelli e Mezzabaffa Porro, due appunto che s'eran trovati all'origine della questione delle reliquie, seguiti a pochi passi da altri giovani, pure de' grandi di Milano.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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