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      Ma gli sovvenne del conte di Biandrate, che stava per giungere. Rimase pensando alcuni momenti, poi si riscosse a un tratto, come chi ha trovato un facile e non avvertito ripiego.
      Avea riflettuto che il mercatante, per condursi a Pavia, dovea naturalmente passar per Milano; ove si sarebbe senza fallo posato almeno una notte. Era dunque ancora facile rintracciarlo. Alcuni secoli dopo, un barone avrebbe in simil caso procurato tirarselo in casa e poi, a suo bell'agio, n'avrebbe fatto quel che gli fosse tornato meglio. Ma ciò che a questi sarebbe sembrato mezzo, pareva invece ostacolo ad Azzone. Tradir l'ospitalità! Avrebbe creduto macchiare il suo scudo e cadere da ogni onor di cavalleria. Che l'Italia del XII secolo non somigliava all'Italia del XVI, e se all'età di cui scriviamo non era ignoto il delitto, lo era, generalmente almeno, la viltà ed il tradimento.
      Dunque, per riuscir nel suo disegno, due cose dovea fare Azzone: prima rintracciare l'uomo, poi disporre le cose in modo che trovasse alloggio non in casa sua, ma in luogo però dove potesse averlo sott'occhio.
      Pei mercatanti, i pellegrini ed i viandanti in genere, che non avessero particolari amicizie, non mancavano in quel secolo modi d'alloggiarsi, quantunque non s'usassero locande. L'erigere ospizi, ospedali, monasteri, era indicato dalla Chiesa qual supplemento alle penitenze canoniche. Di questi luoghi alcuni erano unicamente destinati a ricoverar pellegrini e viandanti; ed in tutti generalmente non si negava mai l'ospitalità. Frequentemente i gran colpevoli colmavano i terrori de' loro ultimi momenti con queste pie ed utili fondazioni.
      Ed anche coloro cui sembrassero vani questi terrori ed il rimedio proposto dovranno pure concedere fosse provvido consiglio ricavar dal rimorso e, sto per dire, dallo stesso delitto, un bene per la società(79).


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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