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      La seconda metà del secolo fu per Milano piena di tumulti e di gravi perturbazioni, cagionate dalla rotta vita degli ecclesiastici e dalle gare di vari pretendenti alla sede arcivescovile. Il popolo, parteggiando per gli uni o per gli altri e vedendosi tenuto in conto ed accarezzato da chi cercava il suo appoggio, si veniva avvezzando a confidare in se stesso, ed a voler aver voce ne' propri affari. Sorgeva intanto piú terribile la lotta tra il sacerdozio e l'impero, e l'intera cristianità divisa in due campi lacerava se stessa in nome di Arrigo IV imperatore, o di papa Gregorio VII.
      Ne' grandi sconvolgimenti dell'umana famiglia, volendo por mente al principio piú che agli uomini, che ne sono soltanto istrumenti, si conosce da un principio o diritto ammesso universalmente nascere la quiete e l'ordine, se non altro, apparente. Ove, a fronte dell'antico, ne sorga un nuovo, nascere allora il contrasto e il disordine, sinché i due diritti riescano a porsi in equilibrio tra loro.
      Dell'antico impero romano, scomparso da oltre sei secoli, una cosa sola non avean potuto distruggere i barbari: la potenza del nome. Credevano, e credettero gli uomini per lunghe età, che nell'impero fosse il solo e legittimo diritto alla potestà suprema e, quelli che pur coll'armi lo combattevano, dovean dirsi empi a quella fede universale, ma non increduli. La vasta mente di Carlomagno, conoscendo quanto potesse giovarsi di quel vetusto e venerato fantasma, volle restituirgli e corpo e vita; le sue gloriose gesta non ebbero altro scopo, e se non aggiunse pienamente all'altezza del suo concetto, riuscí almeno, non può negarsi, a ringiovanire, per dir cosí, la fede nella potenza imperiale.
      Questa fede, raffermando lo scettro nelle deboli mani de' suoi successori, lo mantenne (estinta la dinastia de' Carolingi) in quelle degli imperatori germanici e, sino all'epoca di cui trattiamo, i diritti dell'impero furono ammessi dal mondo senza contrasto, tantoché gli stessi papi non si tenevano legalmente eletti se non avessero la sanzione imperiale(84).


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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