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      Erano, frattanto, sorti mali umori e sospetti tra l'imperatore ed il pontefice, che, rimasti d'accordo fare insieme l'impresa del Reame contro Guglielmo il Malo, re di Sicilia, mentre l'esercito imperiale si trovava in terra di Roma, né, per la mala disposizione de' soldati, infetti dall'insalubre clima, avendo potuto avere effetto detta spedizione, avean fermato rimetterla ad altro tempo, ma non deporne il pensiero. Ora il papa, senza farne partecipe Federigo, aveva racconciate le cose sue con Guglielmo e fermata la pace; di che sdegnato, l'imperatore turbava il corso degli affari ecclesiastici tra la Germania e Roma, togliendo ai vescovi ed altri chierici di potervisi liberamente condurre.
      Mandò Adriano in Besanzone due cardinali legati, che, ricevuti in piena corte, lessero la lettera del papa, nella quale, lamentandosi di codesti soprusi ed ammonendo l'imperatore se ne astenesse, gli rammentava la conceduta corona, usando la parola beneficium, che poteva ambiguamente interpretarsi, o nel senso generale, o nel particolare di feudo.
      Per la gelosia, che era allora grandissima tra le due podestà(89), si destò grave tumulto a questa parola fra i baroni ed in tutta l'adunanza. Ad uno de' cardinali, nel calore della discussione, sfuggí di dire: - Da chi terrà l'imperatore la corona, se dal papa non la tiene? - Ottone, conte palatino del Reno, tratta la spada a quel detto, a stento era rattenuto dall'uccidere il legato; con che, senza concludere nulla, si risolveva quell'adunanza ed i cardinali, ridotti in salvo per cura dell'imperatore, sollecitavano l'indomani a levarsi e riprendevano la via di Roma.
      Altamente sdegnato, Federigo scrisse una lettera, che fece pubblicare per tutto l'impero, movendo querele di questo fatto e facendo noto a tutti essersi trovati tra le robe de' legati molti fogli in bianco col sigillo apostolico, onde potere a posta loro scrivervi quello che volessero e cosí ammassar danari, spogliandone il regno e le sue chiese(90). Si quietò pure dopo poco tempo questa lite, avendo Adriano spedito nuovi legati, i quali, spiegata la parola onde era nato lo scandalo, affermarono non aver mai inteso il pontefice chiamare suo vassallo l'imperatore; ma non produssero però cotali uffizi né lunga, né sincera riconciliazione.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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