Pagina (813/890)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      La caminata era un grande stanzone rettangolo, che s'alzava sino al tetto, del quale si vedeva l'incavallatura scoperta, non essendovi soffitto che la nascondesse, ma le travi ed i correnti eran però riquadrati e connessi con diligenza, come ancora si vedono in qualcuna delle chiese piú notabili per vetusta semplicità: e, bruniti dal fumo e dal tempo, aveano una certa eleganza severa, non punto spiacevole all'occhio. Nel mezzo pendeva da una lunga fune una lumiera di ferro.
      Le mura nude ed affumicate mostravano ancora ma appena visibili, le tracce d'antiche pitture. Figure lunghe, ritte, poste in simmetria ad eguali distanze; e dovean riprodurre le sembianze degli antichi della famiglia. Quasi tutte avean appeso sul capo qualche trofeo dell'imprese di quello che era raffigurato nel sottoposto ritratto. V'eran bandiere lacere, arme rugginose, molte cristiane e qualcuna saracinesca; v'eran spoglie di fiere, un dente d'elefante e, persino, una mezz'imposta ferrata di grossi chiodi, che dovea aver servito alla pusterla di qualche rôcca; v'era anche una catena di ferro colle manette dorate: e lasceremo alla fantasia del lettore la cura d'immaginare tutte le vicende alle quali si riferivano queste curiose spoglie.
     
     
     
     
      Clemenza di Federico, re di Prussia
      (1823)
     
     
     
     
     
     
      La distinzione tra un atto e l'altro è posta soltanto per denotare il luogo dove chi recita può, volendo, riposarsi qualche momento: non si è preteso di far in tre atti una commedia che dev'essere in un solo.
     
      Si corregga scudi e si metta o franchi o federici ecc. ecc.
     
      La fretta con cui è stata concepita, e distesa serva di scusa ai molti errori forse di senso, e sicuramente d'ortografia che vi si troveranno.
     
      La poca scienza dell'autore faccia compatire l'intero lavoro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Federico Prussia