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      Dimmi, hai dunque parlato a Gertrude? Hai scoperto nulla; ti pare che possiamo sperare?
      GIORGINA. Edwardo mio sai s'io t'amo: dunque ti parlo schietto. Ascolta. Benché mi fosse a dir vero piú grato il vederti senza lo schioppo in spalla, pure ciononostante, nulla vi baderei purché divenissi tua sposa. Ma mia matrigna non pensa cosí. Ella ha de' pregiudizi che alla sua età difficilmente si perdono. Sono andata tentando copertamente l'animo suo, dicendole che adesso grazie alla pace conchiusa cogli Austriaci le truppe godevano di qualche riposo: che de' soldati molti ve n'erano che si andavano accasando; che il re pareva non lo disapprovasse... Ed altre cose simili per veder di scoprire il suo modo di pensare. Che vuoi? Nominare un soldato ed il diavolo per lei è tutt'uno. In parte è però da scusare; vedi, è stata tanto maltrattata poveretta, nella scorsa campagna per que' benedetti alloggi militari! Insomma a dirti il vero io non ho ardito d'avanzarmi di piú, e purtroppo temo assai che difficilmente vi si voglia piegare.
      EDWARDO. Che pessime nuove mi porti! M'hai veramente serrato il cuore. T'aspettava pieno d'allegrezza; un non so che mi diceva che dovevamo esser felici: e poi ecco, le mie speranze come invece d'accrescersi, si vanno perdendo.
      GIORGINA. Immaginati se divido il tuo dolore! Pure, se non temessi proponendoti un partito troppo forse contro tuo genio, di farti andare in collera, chi sa che non riuscissi a trovare il mezzo...
      EDWARDO. Parla, parla liberamente, nulla mi sembrerà difficile purché non ti perda.
      GIORGINA. Dimmi, non hai tu qui un podere dell'eredità di tuo padre?
      EDWARDO. Sicuramente.
      GIORGINA. Dunque invece di startene collo schioppo in spalla, conducendo una vita che a me sembra pur miserabile, ritorna a casa tua, ripiglia il tuo avere, poi vieni a domandarmi a mia matrigna.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Gertrude Austriaci