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      FRITZ (dal fondo del teatro). Che diavolo sarà questo famoso dispaccio? Pare che ne rimanga assai stupito.
      COLONNELLO. Io non capisco nulla. (Rilegge, lazzi come sopra.) Il carattere è il suo... la firma... non v'è dubbio. L'ordine è preciso... avanti il mio ritorno... È chiaro. Non ho mai provato una simil sorpresa... Me ne dovete rispondere. (Si stringe nelle spalle.) Non posso far altro che eseguire. Povero Edwardo lo compatisco. (Pensa.) Ah intendo... capisco... il re lo vuol castigare per aver fatto entrar la notte nel campo la sua bella... è tutto spiegato... Per dir la verità mi par che la pena passi il delitto. Fritz, cerca Edwardo Fort, e venga subito qui.
      FRITZ. Ubbidisco. (Da sé partendo.) Qui sotto c'è qualche cosa. Temo per lui e per me. (Parte.)
     
     
     
      SCENA QUINTA
     
      COLONNELLO e GERTRUDE.
     
      COLONNELLO. Conoscete voi Edwardo Fort?
      GERTRUDE. Sicuramente signor Colonnello, è un buonissimo giovine.
      COLONNELLO. Sapete cosa m'ordina il re in questo biglietto?
      GERTRUDE. Veramente no signore.
      COLONNELLO. M'ordina che ve lo faccia sul momento sposare.
      GERTRUDE. Sposare?... a me?... il re?...!!!
      COLONNELLO. Sí a voi.
      GERTRUDE. Mi burlate?
      COLONNELLO. No non vi burlo. A voi in persona, senza la minima dilazione.
      GERTRUDE. Io sposare Edwardo? ed il re l'ordina?... Che buon re! Questa è troppa premura per render felici i sudditi! Egli mi vuol ricompensare cosí di quella poca accoglienza che ha ricevuta in casa mia: ma questo è troppo, troppo; non m'aspettava tanto dalla sua bontà; sia mille volte benedetto. Ma signor colonnello non m'ingannate? Dite davvero? Mi par di sognare.
      COLONNELLO. Anche a me.
      GERTRUDE. Che contentezza!... Ah ora mi ricordo. Stamane quel buon figliuolo è venuto a tenermi certi discorsi alla lontana, dicendomi che doveva riprender marito, che n'avrei trovate le dozzine, e mi faceva una certa specie, non avendo io sua molta conoscenza.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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