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      Perdonate sire. Non dico perciò che ingiusta sia per parte vostra, e le apparenze lo dimostrano forse colpevole. Ma chi non sa quanto alle volte esse siano ingannevoli? Quante volte alcuno sembrerà aver commesso un enorme delitto mentre si potrebbe a stento chiamare colpevole, se tutte si conoscessero le circostanze, e la critica posizione del reo? La cognizione che per la nostra amicizia ho dell'animo del povero Fritz mi rende certo di quanto oso asserire. Credetemi Sire egli non è colpevole quanto lo sembra: il cielo forse m'ispira a difender la sua innocenza, ed a domandarvi la sua grazia. Pensate che il toglier la vita appartiene ad ognuno, mentre è proprio solo dei re il salvarla. Uccidendo lui uccidete anche me e perdete due dei vostri piú affezionati soldati.
      FEDERICO. Non ho bisogno delle tue cattive ragioni per saper ciò che mi convien fare. Ubbidisci, e se tardi un momento metto ad esecuzione la mia minaccia.
      EDWARDO. Ebbene, voi lo volete! Non basta. Il cielo che protegge l'innocenza non lo permetterà. (Avanzandoci in mezzo al teatro s'inginocchia) Cielo ascolta la mia preghiera; se il povero Fritz è innocente, se ingiusta è la sentenza di morte di cui io debbo essere l'esecutore, non permettere che segua un sí orrendo delitto. Fa' che agli occhi di tutti trionfi il giusto, e che la lama della mia sciabola quando la trarrò per commettere questa atroce ingiustizia si trasformi in legno. (S'alza, va presso Fritz e con gran franchezza tira la sciabola, e la tien alta mostrando la metamorfosi; grido d'ammirazione generale fuorché Federico e il Colonnello.)
      FEDERICO. Non posso a meno di riconoscere l'innocenza di Fritz al prodigio, non dico veramente del cielo, ma della tua presenza di spirito.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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