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      (S'affaccia alla porta d'anticamera facendo una riverenza.) Favorite, padre Melini. (Mentre questo entra col compagno, Rosa dice verso l'anticamera) Mandate subito Carolina dalla signora, Giovanni.
     
     
     
      SCENA TREDICESIMA
     
      PADRE MELINI, PADRE LUIGI e DETTA.
     
      ROSA (con premura, tenera, rispettosa). Dice la signora che s'accomodi, ed abbia la bontà di aspettare un momento che vien subito.
      PADRE MELINI (con movimenti lenti siede vicino al telaio e Padre Luigi al lato opposto della camera, piú lontano che può). Faccia il suo comodo.
      ROSA. Vostra Paternità... mi rallegro... vedo che sta bene...
      PADRE MELINI. Bene, figliuola, e voi?
      ROSA. Bene... grazie.
      PADRE MELINI. E il signor Duca, il signor Duchino?
      ROSA. Bene; tutti bene.
      PADRE MELINI. E la signora Duchessa?
      ROSA. Bene... e... scusi, vostra paternità... se son troppo ardita.
      PADRE MELINI. Dite, figliuola.
      ROSA. Quella bella Santa Filomena... Non c'è speranza che la rimettano?
      PADRE MELINI. Dopo il miracolo, i superiori hanno detto di levarla.
      ROSA. Cioé il ministro di polizia.
      PADRE MELINI. È sempre superiore... ministro di Sua Altezza e noi dobbiamo far la santa obbedienza.
      ROSA. Sono angeli loro... ma quel conte Ranzoni non crede a niente.
      PADRE MELINI. Piano, piano, figliuola: voi correte troppo. Non tocca a noi, e tanto meno a voi, giudicare i superiori, e non sta bene dire queste cose. Dovete pregar per lui, che ne ha bisogno... ma non dirne male; pregar Dio che gli tocchi il cuore, questo sí. (Alzando gli occhi compunti.) Povero Signore!
      ROSA. Prendersela con Santa Filomena, e poi dopo un miracolo: dev'essere di questi frammassoni...
      PADRE MELINI. Ma via, tacete, figliuola; appunto perché non crede e fa contro i Santi, merita piú compassione e ha piú bisogno, poverino, che le anime buone preghino per lui.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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