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      Come furono per molti giorni cosí andate le cose, accadde che un giullare de' Langobardi se ne venne a Carlo, e facendo giuochi al cospetto de' suoi, cantava una sua canzone a quest'oggetto ordinata, che cosí diceva:
      Qual guiderdone avrà colui, che conduca Re Carlo nel regno d'Italia per tale strada in cui niun'asta gli si levi contro, e niuna targa gli si opponga, ne' ricevano i suoi danno veruno?". Ridetta a Carlo tal cosa, e fattoselo venire al cospetto, quanto gli seppe domandare, tutto, a vittoria ottenuta, gli prometteva.
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      Adunata pertanto a suon di tromba l'oste del Re, raccomandatosi alle orazioni dell'Abbate e de' monaci, e preso da loro commiato, s'avviava preceduto dal giullare. Lasciata questi ogni strada, conduceva il Re per le creste di certi monti, ove sino al dí d'oggi vien detta la Via de' Franchi; scendendo poi ne' luoghi inferiori vennero nel piano d'una terra detta Giaveno, ove adunatisi e messisi in ordinanza, s'allestivano contro Desiderio. Mentre pertanto s'aspettava questi venire da Carlo assalito di fronte, scesi i Franchi dal monte lo percuotevano da tergo: le quali cose come Desiderio conobbe, salito a cavallo se ne fuggí a Pavia. Dilatandosi i Franchi per ogni parte, espugnavano e ponevano a sacco terre e castella. Fattosi innanzi allora il detto giullare, domandò, gli fusse tenuto quanto gli era stato promesso. Al quale disse il Re: Domanda ciò che vuoi
      . Ed esso: "Salirò sovra uno di questi poggi, e suonerò forte il corno; quanto lontano giungerà il suono, tanto m'avrò di paese in guiderdone cogli abitanti uomini e donne''. Al quale Carlo: "Sia come dicesti". Adorato il Re, n'andò il giullare, ed asceso sovr'un poggio, cosí fece come avea detto.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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