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      Disceso poscia n'andava per il paese interrogando quanti incontrava: "udiste il suono?". Se gli veniva risposto "udii'', datagli tosto una guanciata, diceva: "Tu sei mio schiavo''. Ebbe cosí da Carlo tanto di terra, quanto ne poté giungere il suon del corno: e si la tenne mentre visse, ed i suoi figli dipoi. Sino al dí d'oggi si sogliono que' servi transcornati chiamare.
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      Avvenne poscia un giorno, mentre già tutto il regno d'Italia s'era al dominio di Carlo acquetato, e faceva il Re dimora nella ticinese città, detta altrimenti Pavia. che Algiso figlio di Desiderio ebbe baldanza condurvisi da sé solo ad esplorare, com'è costume de' giovani, in che modo ivi andasser le cose. Era desso, come dicemmo, per fresca età di mirabile robustezza, d'animo audacissimi), e nell'arme sopra ogni altro valente. Essendo adunque nella terra entrato, e... da niuno fu ritrovato. Venuto pertanto era quivi in nave, non come di Re figliuolo, ma quasi fosse uomo volgare, e della turba de' minori soldati. Comecché da niuno di questi venisse conosciuto, alfine fu da uno ravvisato già stato a sé ed al padre suo fedelissimo, finch'esso aveva perduto e padre e regno.
      Vistosi scoperto, e conoscendo non potersi da quest'uomo nascondere, con molte preghiere prese a scongiurarlo, per la fede che a sé ed al padre aveva giurata, non volesse a Carlo, dare notizia dell'esser suo. Di ciò fu colui tosto contento, e rispose:
      Per la fede mia non sarà, che ad alcuno ti tradisca, mentre ti potrò tener celato". Al quale Algiso: "Pregoti, amico, che oggi, quando il Re ne vada a mensa, mi ponghi a sedere al sommo d'una delle tavole, e tutte le ossa che saranno tolte, sieno colla carne o senza, d'innanzi i convitati, facci in modo di tutte recarmele". Al quale il servo: "Farò come chiedi". Era pertanto costui, che la cura aveva di portare il cibo del Re. Postisi poscia a mensa, fece colui quanto era stato detto.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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