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      Algiso cosí poi stritolava ogni osso mangiando le midolle, come affamato leone che divora la preda. Gettando poi sotto il desco i frantumi, formò un non piccolo mucchio. Ora levatosi Algiso prima degli altri si partí. Sorto da mensa il Re. nel guardarsi,: d'intorno vide sotto la tavola il detto mucchio, e disse: "Chi tant'ossa qui infranse mangiando?". Avendo tutti risposto non saperlo, soggiunse uno di essi: "Vidi qui un soldato fortissimo sedere, che ogni osso di cervo, d'orso o di bue stritolava quasi arido stelo di canapa". Fu immantinente chiamato al cospetto del Re quell'apportatore de' cibi. Al quale il Re: "Chi, e d'onde è quel soldato, che qui sedeva, e tant'ossa ruppe?". Rispose e disse: "Signor mio. non so". Ed il Re: "Per la corona del mio capo tu sai". Vistosi colui colto, ebbe timore, e tosto si tacque. Ma essendosi persuaso il Re. che Algiso fosse colui, molto si dolse che sí impunemente l'avesse lasciato andare, e disse a' suoi: "In qual parte n'andò:". Risposegli uno: "Venne, o Signore, in nave: cosí ho sospetto ne vada". Un altro de' suoi disse al Re: "Vuoi, mio Signore, ch'io l'insegua e l'ammazzi?". Al quale il Re: "Come?". "Dammi gli ornamenti delle tue braccia: farò con essi di prenderlo". Ebbe dal Re i braccialetti d'oro, e si pose ad inseguire Algiso per ucciderlo.
      Corse dunque quell'uomo in traccia di lui per la terra, velocissimamente, finché lo trovò. Vedendolo da lontano, lo chiamò a nome. Avendo esso risposto, prese ad insinuargli, come Carlo gli mandava in dono i suoi braccialetti d'oro, dandogli colpa d'essersi cosí di nascosto partito, ed aggiunse che la barca accostasse alla ripa. Accostò esso tosto la barca. Essendo poi vicino, e vedendo il picciol dono predetto essergli porto sulla punta della lancia, tosto conobbe il male che gli sovrastava.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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