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      ..(1) Y mala Pasqua me de Dios y sea la primera que viniere, si a su grazia el segnor Gonzalo Hernandez quando ha ben pranzato e meglio cenato gl'importa di noi più che del(2) cuero de sus zapatos.
      - Che cosa può far Consalvo? - rispose con istizza il Napoletano, contento di contraddire: - dovrà diventar pane per entrar in corpo ad una bestia come te? Quando ne avrà, ne darà; e le navi che il malanno loro ha portate nelle secche di Manfredonia, chi l'ha divorate? Consalvo, o voi altri?
      Lo Spagnuolo un po' mutato in viso mostrava di voler rispondere, ma fu interrotto da un altro del crocchio, il quale battendogli sulla spalla, scuotendo la testa, ed abbassando la voce, come per dar maggior peso alle parole:
      - Ricordati Nuno, - gli disse, - che il ferro della tua picca era a tre dita dal petto di Consalvo il giorno che in Taranto per esser pagati si fece quello strano scherzo...; e se v'è stata volta in cui abbia creduto che quel tuo collo nero dovesse far amicizia collo spago, è stata quella... Ti ricordi che si faceva schiamazzi da sbigottir un leone? Si muove là il torrione del castello? - (ed additava la torre maggiore della rôcca che mostrava il capo al disopra delle case). Tanto si mosse Consalvo, e freddo freddo... mi par di vederlo... con quella sua mano pelosa scansò il ferro e ti disse(3): mira que sin querer no me hieras...
      A questo punto il volto bruno del vecchio soldato diventò più bruno la metà, e per rompere un discorso che poco gli garbava, tagliò la parola all'altro dicendo:


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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