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      - M'hai riconosciuto, Boscherino, - gli disse, - e l'ho caro; sempre ti tenni per uomo di fede e dabbene; e se non mi venivi innanzi t'avrei cerco. Ben sapevo che eri qui. Non far parola con persona che m'abbi veduto. Sai che posso rimunerarti de' tuoi servigi; nč il farmi dispiacere ti gioverebbe gran fatto.
      Il capo-squadra troppo sapeva ch'egli diceva il vero, onde rispose:
      - V. E. Illustrissima puņ far di me ogni sua voglia, e le sarņ come le fui sempre fedel servitore. Nč la mia vita passata credo le possa dare indizio contrario. Solo prego l'E. V. mi faccia degno di dirle due parole con libertą.
      Avendogli il duca accennato che dicesse, riprese:
      - Voi aveste la mia fede, glorioso signore, nč vi verrą meno mai in eterno. Ma qualcuno puņ avervi veduto. Se la cosa si divulgasse, ed io uscissi di qua, potrebbe venirmene dato carico, senza ch'io ci abbia una colpa al mondo. Ond'č che non vedo strada d'uscirne coll'onor mio.
      - Va, - rispose il duca, - sta di buona voglia, ed attendi ad esser uomo dabbene, nč ti darņ carico che non meriti. Al fatto mio accade lo star nascosto soltanto per poche ore; passate queste, sappia ognuno e dica ciņ che vuole, perņ non esca mai dalla tua bocca, per quanto stimi la grazia mia.
      Boscherino non rispose a queste parole: soltanto abbassņ il capo in atto riverente, facendo il viso di chi si vuol mostrar pronto ad obbedire, e non ha altro timore che di non esser creduto obbediente abbastanza. Tolse licenza, e camminando all'indietro con molti inchini, usci della camera, e gli parve mille anni d'essere in istrada.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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