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      Il collo grosso come quello del toro reggeva una testa piccoletta, ricciuta, coi capelli piantati alti nella collottola, ed un volto virile sicuro, senz'ombra però d'arroganza. L'aspetto di don Garcia non mancava d'una certa grazia; e gli si leggeva in viso l'animo semplice, leale e pieno d'onore. Avea già deposta l'armatura, ed era rimasto in giustacuore e brache di pelle strette alla carne, in guisa che ad ogni suo moto si vedevano i muscoli sorgere e guizzare come fossero scoperti: un mantello corto alla foggia spagnuola gettato su una spalla compiva tale schietto vestire.
      - Signori baroni, - disse mettendo dentro con cavalleresca cortesia i prigionieri, - noi Spagnuoli diciamo(4): Duelos con pan son menos. La fortuna oggi vi ha trattati male; domani forse toccherà a noi: intanto qui siamo amici: ceniamo, chè por Dios Santo, credo in questo saremo tutti d'accordo: più d'una lancia è andata in pezzi, e per oggi basta: non ci potranno rimproverar certamente di lasciar rodere le armature dalla ruggine. State di buon animo, e domani si ragionerà della taglia, e vedrete che don Garcia sa come si trattano cavalieri pari vostri.
      Il contegno di La Motta a queste parole era quello di chi avendo la stizza non la vuol mostrare. Valoroso, buon soldato e molto fiero coll'arme in mano, nè d'aspetto inferiore all'esser suo, era però superbissimo quant'uomo del mondo, e non poteva patire d'aver a ricever cortesia da chi l'avea fatto prigione. Tuttavolta conoscendo quanta villania sarebbe stata il mostrarsi acerbo, rispose più lietamente che potè:


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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