Pagina (48/322)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il volto sempre pallido di Fieramosca si tinse d'un bel vermiglio, e nel parlar che faceva ai compagni, i baffi castagni che gli vestivano il labbro tremavano, e faceva conoscere quanto fosse forte la commozione interna che provava. I suoi pensieri più cari trovavano alla fine occasione di produrre opere degne di loro. Finalmente, diceva in cuor suo, potrà una volta il sangue italiano scorrere a miglior fine che a sempre difendere gli stranieri invasori. Se alcuno gli avesse detto allora vinceranno i tuoi, ma tu vi morrai si sarebbe chiamato contento mille volte: ma v'era pure speranza, e quasi certezza di vincere, e goder la vittoria; e pensava, dopo questa, come sarebbe stato il ritorno pieno di gloria, di feste e d'allegrezze (quanto è raro che l'uomo preveda il vero!): immaginava le lodi, l'onore eterno che ne verrebbe all'Italia ed al suo nome, e quanto i suoi più cari andrebbero orgogliosi per cagion sua. A questo punto un pensiero che gli sorse dal profondo del cuore, passò come una nube, ed oscurò un momento la gioja che gli splendeva sul volto: forse sventure passate fecero sentire al suo cuore l'acuta spina di funeste rimembranze: ma durò un momento. Poteva egli allora aver altra cura maggiore di quella della battaglia?
      Prospero Colonna era stato scelto da Consalvo a maestro del campo; il che gl'imponeva l'obbligo di mandare il cartello della disfida, di metter a cavallo i suoi, di vedere che nulla mancasse loro di ciò che potea procurare la vittoria, d'aver l'occhio finalmente che si combattesse dalle due parti a buona e giusta guerra.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





Fieramosca Italia Colonna Consalvo