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      La tenda parata d'un drappo azzurro sparso di gigli d'oro era in forma d'un quadrilungo, diviso in due quadrati uguali, da quattro colonne sottili di legno a strisce celesti e d'oro. In fondo era il letto coperto d'una pelle di pardo, sotto il quale dormivano sdrajati due gran levrieri. Poco distante una tavola ingombra confusamente d'un monte d'ampolle, di spazzole, di collane, di giojelli, e sopra la quale era appeso uno specchio poligono chiuso in una cornice d'argento lavorata a cesello, mostrava che il gentil duca non isdegnava la cura dell'attillarsi: ed un elegante moderno avrebbe bensì cercato invano su questa toilette l'indispensabile acqua di Colonia, ma poteva trovar però un compenso in due gran vasi di argento dorato sui quali era scritto Eau de Citrebon, ed Eau Dorée. Più fogge d'armature eran appiccate alle colonne a guisa di trofei, ed in traverso posate sovra arpioni, lance e zagaglie.
      Sotto queste, nel mezzo, sedeva Luigi d'Armagnac duca di Nemours, vicerè di Napoli, eletto dal re Luigi XII a capitano della guerra. Era vestito d'una cappa azzurra foderata di zibellino, e le sue nobili fattezze splendevano di gioventù, d'ardire e di cortesia cavalleresca. D'Aubignì, Ivo d'Alegre, Bajardo, Msr. de la Palisse, Chandenier, erano a' suoi lati, ed intorno intorno altri baroni e cavalieri di minor conto gli facevan corona formando un circolo nel quale venivano a trovarsi rinchiusi Ettore e Brancaleone.
      Quest'ultimo s'intendeva più di menar le mani che d'arringare, onde lasciò a Fieramosca il carico d'esporre l'ambasciata.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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