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      Capì a stento quand'ebbe finito, e gli parve la maggior sciocchezza del mondo; onde senza quasi degnarsi di rispondere direttamente e da senno, si volse agli altri; e disse ridendo:
      - Oh, sentite, sentite questa! Si direbbe che è il primo giorno che prende la lancia in mano! Ho in tasca gl'Italiani, l'Italia e chi le vuol bene; servo chi mi paga, io. Non sapete, bel giovine, che per noi soldati dov'è il pane è la patria?
      - Io non mi chiamo bel giovane; mi chiamo Ettore Fieramosca - rispose questi, che non si potè più frenare - e non so nulla di queste poltronerie che voi dite. E se non fosse... Qui gli corse quasi involontariamente la mano sull'elsa, ma tosto la ritrasse, e seguitò a parlare con quel volto contratto che fa chi è costretto ad inghiottire un boccone amaro.
      - Una cosa sola, perdio, non posso patire. Che questi nobili gentiluomini e voi messer Bajardo, che siete il primo uomo del mondo nella nostra professione, ed il più leale e dabbene, abbiate a sentire un Italiano dir tali vituperi contro la patria. Ma, e chi non sa che in ogni paese vi son traditori?
      - Il traditore sei tu! - gridò come un tuono il Piemontese. Ambedue miser mano alle spade, ma non le sfoderarono affatto, che molti di qua e di là, messisi in mezzo, li trattennero, ricordando che i messaggieri non poteano nè offendere nè venir offesi. Le grida e 'l tumulto fu grandissimo; ma la voce di Bajardo, che si facea sentir sull'altre, fe' ritornar tutti in quiete e nell'ordine, e Grajano venne strappato per forza di là.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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