Pagina (85/322)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Quelli ai quali non è noto quanta sicurezza possa trovare in se stessa un'anima di tempra forte, unita ad un giudizio freddo e calcolatore, daranno a questa fiducia il nome di temerità. Ma il duca conosceva abbastanza se stesso; e messo in bilancia il pericolo col guadagno che poteva sperare dal suo venire in Barletta, trovava tutte le probabilità in suo favore.
      Due cagioni lo spinsero a questo viaggio. L'una di ritrovar Ginevra che da molti indizii teneva per certo fosse con Fieramosca: e se non si dee supporre che un tal uomo stimasse più costei di qualunque altra donna, si può almeno asserire che molto gli cocesse di esserne rimasto beffato. L'altra nasceva dalla ragion di Stato; e per darne un'idea chiara ai nostri lettori, è necessario richiamare per poco la loro attenzione sugli aggiramenti tenebrosi della politica d'allora.
      La potenza di casa Borgia, nata dall'innalzamento del cardinale Rodrigo Lenzuoli al trono pontificio, erasi in modo accresciuta colle armi spirituali e temporali, colle frodi, coi parentadi, e cogli ajuti di Francia, che ogni principe, ogni repubblica italiana ne viveva in sospetto. Cesare dapprima cardinale, mal pago della porpora, stabilì voler egli solo ingoiare l'eredità del padre, e coglier il frutto de' comuni delitti. Il duca di Candia suo fratello, gonfaloniere di Santa Chiesa, al quale il papa aveva fermo di dare Stato in Italia, era il solo ostacolo che trovasse la sua ambizione. Un pugnale pagato dal cardinale, o, secondo alcuni, vibrato dalla sua stessa mano, tolse una notte quest'ostacolo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





Barletta Ginevra Fieramosca Stato Borgia Rodrigo Lenzuoli Francia Candia Santa Chiesa Stato Italia