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      Ma il fratello, per quante proteste gli venisser fatte da parte sua, non si volle mai piegare a capitargli d'innanzi. Al fine dell'anno santo, consumato da D. Michele in continue pratiche di penitenza, si risolse di lasciar il mondo affatto, e condottosi ad un convento di Scalzi, entrņ in noviziato, compiuto il quale pronunciņ i voti solenni. Mandato da' superiori in varie parti di Spagna, e persino a Roma allo studio della teologia, divenne grandissimo dottore, e tornando in patria con voce d'uomo di santa vita, parve ai religiosi di conferirgli il sacerdozio. Disse la prima messa con quella pompa e frequenza di popolo, d'amici e di congiunti che si usa; finita che l'ebbe, e, tornato in sagrestia, si pose (tal č il costume) colla pianeta ancora indosso, ritto sulla predella, ove gli amici ed i parenti venivano l'un dopo l'altro a baciargli la mano ed abbracciarlo.
      Da tutti, riplicate volte, era stato udito deplorare l'odio nutrito tant'anni contra il fratello, e dire spesso, che non aveva al mondo altro desiderio se non d'ottenere intero obblio del passato, anche, qual servo di Dio, umiliandosegli il primo. In questa solenne occasione, mosso dalle preghiere di tutti i parenti, si risolse alla fine il fratello venir anch'esso cogli altri, e quando gli fu innanzi con parole molto modeste cominciava a parlare, nell'atto che cingendo colle braccia il sacerdote, se lo stringeva al petto; ma poi, invece di rialzar il capo, furon viste mancargli le ginocchia, cadde rovescio in terra, dando un gran sospiro, ed il prete brandendo in aria un pugnaletto sottile che in quell'abbracciamento gli aveva cacciato nel cuore, ne baciņ la lama stillante, e spinto col piede il cadavere, disse: - Ci sei capitato!


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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