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      Quest'uomo dabbene era D. Litterio Defastidiis, podestà di Barletta, l'uomo più curioso, più vano, più stucchevole del mondo.
      D. Michele che s'intendeva di fisonomie, conobbe tosto che avea trovato il fatto suo. Gli s'accostò; e con modi cortesi e schietti, che, quando voleva, sapeva usare ottimamente, appiccò seco ragionamento. Il podestà non finiva mai un discorso senza la lepidezza obbligata (di quelle tali che il nostro lettore conosce sicuramente, se è stato in qualche paesetto del Regno, seduto una mezz'ora del dopo pranzo sulla panca dello speziale): e di più voleva che si ridesse. D. Michele crepava dalle risa, e gli diceva: io non conobbi mai il più piacevole uomo! oh bella questa! oh curiosa quest'altra -; e così diventarono amiconi in meno di mezz'ora.
      In quel tempo Prospero Colonna che usciva da Consalvo col salvocondotto per la sfida, traversò la sala, e tutti gli fecero riverenza. D. Michele domandò chi fosse quel barone; e a D. Litterio non parve vero di far il saccente, e venne a parlar della sfida, di ciò che s'era detto alla cena, di Fieramosca, de' suoi amori; e D. Michele n'ebbe miglior mercato che non sperava, e disse mostrando premura:
      - Questo giovane... come lo chiamate?
      - Fieramosca.
      - Questo Fieramosca è egli vostro amico, che vi preme tanto?
      - Oh! mio amicissimo. E preme molto al signor Prospero, e poi universalmente a tutti... È tanto un bravo giovane! Ci vediamo ogni sera o in casa Colonna, o in piazza. Peccato, che ha un brutto vizio. Non ride mai, mai! vedete.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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