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      - A noi, signor podestà, - gli disse battendogli sulla spalla; - mi viene il sospetto che costui possa metterci sulla via; lasciate far a me...
      E senz'aspettar altro, si pose a fiscaleggiar Gennaro; e presto dalle sue risposte conobbe che era appunto la Ginevra che cercava. Il filo era trovato; ad un par suo il resto era nulla.
      Per esser nel monastero, poter esaminar i luoghi, e disporre i mezzi necessari ad aver in mano la donna, vide che il podestà poteva essergli utilissimo. Conveniva inspirargli tal fiducia che gli uscisse del capo ogni sospetto sulla rettitudine de' suoi fini. Lo trasse da canto e gli disse:
      - Bisognerà che discorriamo un poco. Aspettatemi all'osteria del Sole; intanto vedrò se costui sapesse insegnarmi quel giovane che ogni poco visita la Ginevra. - D. Litterio s'avviò all'osteria, ed egli, condotto seco l'ortolano nel luogo ove si mutavan le guardie, ed era pieno d'ufficiali e soldati, gli domandò:
      - È fra questi?
      Gennaro guardò un poco, vide Fieramosca, e disse:
      - È quello.
      E D. Michele da un di que' soldati seppe finalmente che avea trovato chi cercava.
      Cinque minuti dopo era col podestà all'osteria, a quell'ora deserta, e seduti uno in faccia all'altro ai due lati d'una tavola sulla quale stavano due bicchieri ed un boccale di greco.
      Cominciò D. Michele con una fisonomia tutta modesta:
      - La scoperta è fatta. Ma prima d'entrar in altro v'ho da dir due parole. D. Litterio, io ho girato il mondo, e fo professione di conoscer gli uomini dabbene a prima vista. Dal poco che abbiamo discorso insieme ritraggo che non è al mondo il miglior ingegno del vostro.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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