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      Quegli, che al solo nome del Valentino tremava a verga, rispose, senza neppur sapere di che cosa si trattasse: "Son pronto". D. Michele, senza aprirsegli per allora, gli disse soltanto: "Aspettami fuor della porta che mette sul lido e conduce al ponte di S. Orsola" (la tregua fra i due eserciti accettata dal capitano francese permetteva agli assediati di scorrer al di fuori per la campagna). Boscherino fu esatto all'appuntamento, non meno della sua guida, che lo raggiunse portando sotto braccio un involto.
      Chi volesse seguitar costoro, li vedrebbe andar lungo la spiaggia sino ad un miglio oltre il ponte che congiunge l'isola alla terra ferma, quivi voltando a sinistra, ficcarsi fra i macchioni d'una valletta deserta, ed entrare in una chiesetta antica, abbandonata, che molti anni avea servito di cimitero; ma questo viaggio, per non ripeterlo, aspetteremo a farlo a notte chiusa; e di questa economia speriamo che il lettore ce ne sappia buon grado.
      Diremo soltanto che sulle ventidue ore comparì in piazza D. Michele solo, s'accostò al podestà che era in sulla bottega del barbiere, e gli disse all'orecchio:
      - Il luogo è trovato. Stasera al tocco delle tre ore sarò all'uscio vostro. Non vi fate aspettare.
      Di fatto alle tre ore D. Michele era al posto. Il podestà uscì; richiuse con diligenza senza far romore; e zitti e cheti, per istrade e per chiassi oscuri (che allora non v'eran lampioni), furon presto fuor di città.
      Cammina, cammina; sentono le quattr'ore batter in castello, ma d'un suono cupo e portato come affiocato dal vento, che già si trovavano aver passato S. Orsola, e s'avanzavano spiaggia spiaggia verso la chiesetta diroccata.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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