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      - C'è il diavolo che ti strangoli, gobba maledetta; c'è chi ci dev'essere, ed il conestabile ha altro in tasca che dar retta a te.
      Così gridava uno di que' soldati, tentando di impedir l'ingresso ad una vecchia di piccola statura, scrignata e con due occhi di madreperla orlati di scarlatto. Era più che mezza entrata, ma il soldato la teneva ancora afferrata dove il collo s'attacca al busto, tirando la pelle in modo che le torceva la bocca tre dita da quella parte. La vecchia dette nella mano che la teneva una graffiata con certe ugne d'acciajo, e fu di qualità da farsi tosto lasciar libera; e cadendo come una molla scoccata addosso a D. Michele, al quale s'attenne, scansò un pugno mandatole dietro, che se la coglieva, poveretta lei.
      - Piglia su, figlio d'un canonico, diceva, volta al soldato, che, succhiando il sangue della graffiatura, guardava la vecchia come il mastino guarda il gatto che gli ha pettinato il grifo: piglia su: e se ti ci provi un'altra volta, avrai peggio.
      - E tu, brutta strega, riprovati a venir quando son di guardia... Sandro mio, sia benedetto, (e queste parole le diceva ripiegando il labbro inferiore indietro sui denti per imitar la voce della vecchia) lasciami entrare in monastero... appena un momento che faccia motto alla forestiera, che mi dia un po' di fila per Scannaprete che è ferito, un po' di polvere per Paciocco che ha la febbre. Un po' di canchero, - rifece la voce naturale, - che ti strozzasse te e chi ti manda! Torna, torna, e ci avrai gusto. Mi possano strappar la lingua dalle canne, come il Valenza, che, Dio gli dia bene, la fece strappare al ribaldo del tuo padrone, se non ti mando coll'orazione che ti meriti, strega della notte di San Giovanni.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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