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      - Maledetta la ronca del villan calabrese! Ma se il diavolo mi lascia due minuti... voglio che sappi una volta chi sei... Che varrebbe pregar Dio e i santi? Veramente m'han dato retta quando li pregavo!... - E qui, alzando a stento le pupille spente verso la volta, profferì bestemmie da far rizzare i capelli in capo a tutt'altri che a Pietraccio.
      - Eppure, - seguitò a dire mutando quella disperazione feroce in un'altra più dolorosa ed egualmente profonda, - eppure anch'io avevo sperato nel perdono!... quando cantavo coll'altre monache!... Oh maledetta l'ora che misi piè su quella soglia!... Ma che serve? Ero del diavolo prima di nascere... ho provato a fuggirgli... ecco come ci son riuscita. - E di nuovo alzati gli occhi al cielo, disse con una espressione che non si può descrivere: - Sei contento? - Poi volta al figlio: - Ma se puoi uscir di qui... se sei uomo... chi è causa della mia morte e della tua rovina arderà con me sempre, se i preti dicono il vero. Quella notte, a Roma, ch'io ti posi a canto di Tor Sanguigna perchè ammazzassi quel gentiluomo, e tu, pazzo, gridasti prima di dargli, e così ti presero e ti conciarono come tu sei... Era Cesare Borgia!... Quando costui studiava in Pisa (stavo in monastero), s'innamorò di me; io, pazza birbona! di lui. Sapevo io chi era?... Una notte venne a me... Avevo una mia figlioletta di sette anni... si risentì... dormiva in una cameruccia vicina... lo vide scavalcando per una finestra; si cacciò a gridare... guai a lui se l'avessero scoperto.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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