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      L'indole di costei (forse n'era cagione la soverchia tenerezza del padre) non avea per avventura la maturità di senno che si potrebbe pur trovare in una giovane di vent'anni. Il cuor caldo e la vivace fantasia non erano in lei sempre temperate da quel giudicar retto, tanto difficile a trovarsi in ambo i sessi, e che pure, dopo la virtù, è il più prezioso gioiello dell'anima.
      La sua amica Vittoria Colonna univa a questa dote l'acutezza ed il brio d'un prontissimo ingegno. Quantunque ambedue si dovessero dir belle egualmente, non si sarebber però potute trovar due bellezze d'un carattere più dissimile. Gli occhi sfavillanti di D. Elvira, il suo frequente sorriso, forse cagionato in parte da un intimo senso che l'avvertiva d'esser così più bella, piacevano sulle prime; ma le forme grandiose e veramente romane della figlia di Fabrizio, il suo bel volto, simile a quello immaginato dagli scultori greci per figurare le Muse, un certo raggio divino che le balenava fra ciglio e ciglio, s'insinuavano ben altrimenti nel cuore, generandovi un affetto ed una maraviglia che si cancellavano difficilmente. Un occhio sagace avrebbe forse creduto scorgere in lei una tinta d'orgoglio. Se v'era, la sua virtù seppe dipoi vincerlo e volgerlo al bene.
     
     
     
      CAPITOLO XII.
      Ritornata la comitiva in Barletta, scavalcò alla rôcca. I nuovi ospiti vennero allogati nelle migliori stanze; e, scioltosi il corteggio, ognuno si preparò alle cacce ed alle giostre che dovevano aver luogo nella giornata.
      Sulla piazza era stato eretto uno steccato con gradinate e palchi di legname all'intorno, ornati quanto più s'era potuto, ed in certi rimessini appropriati a tal uso si guardavano da più giorni tori, giovenchi e bufali selvaggi destinati allo spettacolo allora tanto gradito agli Italiani, ed al quale non isdegnavano prender parte i primi fra i signori.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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