Pagina (156/322)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Soltanto la condusse all'osteria di Veleno, dicendole non dubitasse che tosto sarebbe tornato.
      Trattenuto più che non pensava, osservò la sua promessa un po' tardi; e quando volle venir con lei alla piazza per prender posto nei palchi, trovò tutto pieno di spettatori, e con un'occhiata s'accorse che non v'era speranza di situar sè e la sua compagna. Ora colle preghiere, ora coi gomiti aprendosi la strada fra il popolo che era affollato anche dietro i palchi, giunse pure a cacciarsi sotto uno di questi presso l'apertura per la quale entravano nell'arena i combattenti; ma da un tal luogo non vedeva altro che sopra il suo capo le gambe spenzolate degli spettatori, e si disperava d'essere stato guida sì poco accorta. Per sua fortuna, nel momento che il toro fu lasciato, uscì dall'arena Fanfulla da Lodi, preposto a dirigere quei giuochi, il quale, vista Zoraide che stava molto malcontenta guardandosi intorno, venne ravvisando l'ortolano, e questi gli si raccomandava dicendo:
      - Eccellenza! Illustrissima! guardate questa povera signora che si muor di voglia di veder la giostra, e siam giunti tardi...
      Zoraide accorgendosi che il giovine cui si dirigeva questa preghiera mostrava in certe sue occhiate fulminanti più che buona volontà di trovarle posto, punzecchiava Gennaro che stesse cheto; ma era tardi: Fanfulla venne a lei, e, presala per la mano, la trasse fuori al largo dietro il palco, e con un bastoncello fece far piazza al popolaccio; poi, alzati gli occhi, guardava dove potesse allogarla.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





Veleno Fanfulla Lodi Zoraide Gennaro Fanfulla