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      L'altra era Vittoria Colonna, che per esperienza aveva conosciuto non saper la giovane Elvira abbastanza guardarsi contra gli assalti d'un bel viso e di dolci parole. Sentiva per lei affetto vero e profondo, ed appariva dalla fronte severa e dallo sguardo penetrante della figlia di Fabrizio che vedeva mal volentieri stringersi tanto que' ragionamenti, e ne temeva le conseguenze.
      Quel primo toro entrato nell'arena era stato sul principio abbandonato alla moltitudine; molti erano venuti a combatterlo con varia fortuna, ma senza poterne ottener vittoria. Da un palco laterale ove coi baroni francesi eran molti spagnuoli ed italiani scese finalmente Diego Garcia, che era da que' forestieri stato pregato desse saggio di sua destrezza in questo genere di combattimento. L'abilità del mutador (ossia uccisore del toro) consiste oggi in Ispagna nel saper cacciargli la spada nella giuntura delle vertebre del collo, mentre abbassa il capo per levar sulle corna il suo avversario: in que' tempi, ove il maneggio d'armi pesanti cresceva alle braccia la forza, si soleva tener per miglior colpo lo staccar netto con un fendente il capo del toro; ed a chi accoppiava molta forza e molta destrezza sovente riusciva.
      Paredes entrato nell'arena col suo buon spadone a due mani che teneva sulla spalla sinistra, vestito in giustacore di bufalo e colla testa scoperta, vide che il toro era già stato ferito e perdeva sangue. Accennò ai donzelli, e disse volerne uno fresco; perciò fu tirato il laccio a quello già combattuto e condotto fuori, ed aperto il rimessino, n'uscì un altro maggiore, d'aspetto feroce, che dallo scuro venendo al sole, aizzato ed infierito cominciò a scorrere a slanci l'arena come è costume di questi animali, finchè, visto il suo antagonista, gli si fermò rimpetto, abbassando il capo, mugghiando, con un palmo di lingua fuor della bocca quasi volesse prender campo, s'arretrava, gettandosi l'arena coi piè dinanzi sulla groppa e sul collo.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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